Domenica sera 28 Maggio 2023, il gruppo adolescenti di 16 anni “Quelli del Catechismo” ha messo in scena, sulla scalinata del Duomo di Casalmaggiore, lo spettacolo “Beati Voi?”. Il frutto di un lavoro di squadra in cui si sono alternate recital di vita quotidiana, interviste, balli, letture incentrati proprio sul tema delle beatitudini.
I ragazzi hanno dimostrato grande profondità e impegno lasciando in sospeso diversi punti interrogativi molto stimolanti sulla fede, sull’adolescenza e sul loro rapporto personale con Dio.
UN DIO A GETTONE
C’è un detto: “È bello ciò che piace”.
Quando amiamo una persona, quando ci innamoriamo della sua indole, della sua anima, non ci importa il suo aspetto esteriore: per noi diventa automaticamente la persona più bella del mondo. E se innamorarsi riguarda solo se stessi, l’amore riguarda anche chi c’è dall’altra parte: che sia anche attraverso piccoli gesti, per amare dobbiamo conoscere, dobbiamo fare esperienza di quel qualcuno. Perchè improvvisamente non ci basta più una sua foto o lo scambiarsi l’amicizia sui social, bramiamo di sapere cosa pensa, bramiamo il dialogo, il contatto. A volte due ragazzi si innamorano con il semplice sfioramento di una mano.
È come se ad un certo punto iniziassimo ad amare una persona ad occhi chiusi: non ci serve la sua immagine per provare sentimenti.
È proprio così che amiamo Dio: senza immagini, ad occhi chiusi, ascoltando la Sua Parola, facendo esperienza di Dio, continuando a farla sempre.
Molti adulti, però, nel corso della loro vita hanno perso la Fede, o meglio, l’hanno messa da parte. Quegli adulti a dieci anni probabilmente erano bambini credenti, forse anche più dei loro stessi genitori, ma con il passare del tempo e trovando altre priorità l’hanno infilata in tasca, l’hanno accantonata, accartoccia, ed essa ha influito sempre meno sulle loro vite.
Ed ecco che Dio diventa una fantasia, un Dio “a gettone”, a convenienza, a cui credere in base alle circostanze. Se stiamo per morire crediamo alla Resurrezione, se ci troviamo in difficoltà allora chiediamo aiuto a Gesù. Tutto ci porta ad una condizione d’infelicità in quanto nulla prende davvero forma sul nostro percorso. Il Dio a cui ci rivolgiamo ora non è altro che un antidolorifico per noi, non la cura, perchè la Fede ha bisogno di essere coltivata e perchè ciò accada è necessario fare esperienza ascoltando la Parola di Dio.
Fortunatamente c’è un “luogo” dove il Signore comunica con ognuno di noi oggettivamente: il Vangelo. Per poter recepire ciò che Dio dice non dobbiamo solo leggere il Vangelo, bensì porci in atteggiamento di ascolto; proprio come quando il nostro migliore amico ci sta confessando i suoi segreti.
Di primo acchito ci sembrerà che la Sua Parola non ci faccia effetto, che non cambi nulla dopo averla fatta nostra. Ma non è così: il Vangelo è vivificante. Quando piove ci limitiamo ad aprire l’ombrello, a correre a casa con la cartella di scuola sopra la testa, ad ammirare l’acqua che scorre e a tifare per le goccioline che fanno a gara sul finestrino dell’auto. Ma nessuno pensa mai a quanto sia importante la pioggia per la terra: non lo si capisce finchè da quella stessa terra, arida e secca, nasce l’erba, verde e lucente. Il Vangelo entra in noi e ci trasforma, ci fa crescere, come la pioggia fa con la terra
Spesso inoltre quando ci innamoriamo tendiamo a distrarci facilmente, a fare viaggi con la mente che nemmeno un bravo regista riuscirebbe a mettere in scena. Trascorriamo così tanto tempo chiusi nella nostra testa da diventare infelici perchè non otteniamo mai nulla di concreto dal soggetto dei nostri pensieri. Così è anche per Dio: è lo Spirito Santo a riportarci con i piedi per terra. Ad esempio, un flautista potrebbe sapere alla perfezione dove poggiare le dita sullo strumento, come leggere le note e interpretare la musica ma se non ci mette il fiato il flauto non suonerà mai
Dunque Dio ci parla, trova sempre il modo di tornare da noi, ma la vera domanda è: noi abbiamo le orecchie per ascoltarlo?
BEATI POVERI IN SPIRITO
La Bibbia ci dice: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cielo”
Ma quale significato,noi giovani,attribuiamo a questa citazione?
La prima delle beatitudini che affronteremo sarà proprio in merito a questo argomento: l’essere “poveri in spirito”. Analizzando la frase morfologicamente e dal punto di vista sintattico ci dice che i cosiddetti poveri in spirito non dovranno preoccuparsi perché il regno dei cieli è proprio costituito da questo genere di persone.
Ma chi sono,quindi,queste persone? In merito a questa frase,noi riconosciamo di essere privi di un qualcosa e quindi avere un limite. Per noi il povero in spirito è colui che riconosce che da solo non è tutto ma ha bisogno di un qualcuno che lo aiuti. Secondo il Vangelo,Gesù ci ama ed è venuto per salvarci nonostante sia il primo che abbia sofferto maggiormente sulla Terra. Proprio per questo dovremmo fidarci ciecamente di lui e affrontare la lacuna assieme a lui. In una parola si potrebbe definire con il concetto di Fede:riconosciamo di non essere abbastanza e sul punto in cui non ce la facciamo,c’è Dio che crede in noi e che ci da la forza per affrontare una determinata azione. Laddove inizio ad affrontare il malessere tramite la Fede inizia un vero e proprio percorso stupendo di fiducia tra me e Dio. Nonostante questo,non è facile ammettere di essere poveri in spirito:a parer nostro il vero povero in spirito non ammette di esserlo apertamente,ma cerca di andare avanti da solo. Applicando questa frase alla realtà odierna,la situazione è più complessa da analizzare. Ognuno pensa a sé e al proprio bene,ma non è questo che ci dice la parola di Dio. Viviamo in un mondo che mette a dura prova la formazione dei giovani. Gli ideali corretti ci sono,ma è raro trovarli sempre. Viviamo in un mondo in cui gli adulti attribuiscono la maggior parte delle colpe a noi giovani,come se l’inizio del malessere fosse nato soltanto in questi anni. Cresciamo in un mondo in cui la politica ha un ruolo principale e i politici non si occupano di far tornare i veri valori. Basta ascoltare il telegiornale per sentire gli stessi argomenti di cui si parla:crisi economiche,presenza di corruzione in diversi stati del mondo,guerre su guerre,omicidi,furti ed ecc.. In merito a questo proprio noi giovani dovremmo iniziare ad aiutarci tra di noi. Dovremmo far notare maggiormente la nostra voce in merito alla situazione,ma al posto di lamentarci e basta potremmo fare qualcosa di piccolo nel nostro io che potrà aiutare qualcuno. Anche perché,a parer nostro,è più bello donare che ricevere. La sensazione di aver regalato un sorriso a qualcuno o averlo aiutato è sempre gratificante.
Video realizzato dai ragazzi con le loro riflessioni: