Nell’anniversario della nascita al cielo di don Piero Salini (23 settembre 2003), parroco di San Leonardo dal 1976 al 1987, presentiamo la testimonianza di Gianclaudio Aroldi che, attraverso felici “pennellate”, ci restituisce un quadro del sacerdote e degli anni in cui operò nella nostra Parrocchia.
È arrivato in San Leonardo quando io e amici avevamo appena finito le scuole medie. L’oratorio non c’era.
Alla morte del caro don Luigi Barbisotti, prete buono e alla mano che ci faceva giocare nella sua cucina senza alcun problema, la successione poteva diventare difficile: per noi e per il nuovo parroco.
E invece … è arrivato Don Piero. Molto più giovane di Don Luigi (mi pare avesse 42 anni), di primo acchito mi aveva dato l’impressione di essere più “severo”, serio. In realtà in brevissimo tempo ci ha mostrato e donato il suo immenso cuore di padre e di pastore. Alla mano con tutti, ci ha aperto subito casa e cuore. Esigente nella liturgia, i frutti si sono visti per decenni con funzioni sempre molto partecipate con attenzione: nessuna chiacchiera, l’assemblea prega e canta. Molto attento verso noi ragazzi, ha saputo coltivare un gruppo molto affiatato e sempre presente nei vari e numerosi appuntamenti pastorali e liturgici: Santa Messa, spesso anche feriale, catechismo, ritiri, l’Adorazione domenicale, il coro, ecc.. Ricordo gli inviti delicati al sacramento della confessione, a partire da colloqui personali, senza mai forzare la mano. Costante era la sua preghiera e l’invito alla preghiera per le vocazioni, sacerdotali e religiose. Molto bella anche la collaborazione con le suore all’epoca presenti in parrocchia.
Al tempo stesso ha coltivato anche le attività di svago: il sabato sera era fisso l’appuntamento a casa sua per chiacchierare e giocare a carte e, verso mezzanotte, immancabile era il suo invito: «Faccio due chiccolini?» e preparava il risotto per tutti. In tutto ciò assistito con tanta dolcezza da Erminia, non una perpetua, ma una nonna per tutti noi.
Sarebbe necessario tanto altro spazio per scrivere della festa dell’oratorio: con commedie, sketch, giochi, cene, gare di briscola e l’immancabile e tanto atteso “pozzo di San Patrizio”, ovvero la pesca di beneficenza che nella sua preparazione iniziava mesi addietro con la “questua” presso le aziende per raccogliere i premi (si andava a Cremona, Mantova, Brescia, Bergamo fin su per le valli). Occorrerebbe tanto spazio per ricordare i campi estivi al mare, a Monterosso e a Forte dei Marmi, con quasi cento bambini e ragazzi e poi tanti adulti che “facevano famiglia” per dare tutto il supporto necessario: pulizie, cucina, animazione, assistenza.
Come fare poi per descrivere la cura, lo stimolo, lo slancio, il coinvolgimento di centinaia di persone appassionate nella costruzione (prima) e nella animazione (poi) dell’oratorio, perché non fossero solo muri, ma soprattutto relazioni di persone. Spesso presente in oratorio, sempre pronto a mettersi al bancone del bar per servire. È ancora vivo il ricordo della sua delicatezza nell’offrirci una bibita o una cioccolata quando, la domenica mattina presto, andavamo a fare le pulizie al bar: se declinavamo, lui insisteva con dolcezza: «La preparo io, la faccio buona». Per sottolineare le relazioni create, posso ricordare le numerose persone conosciute in parrocchia e con le quali sono tuttora in ottimi rapporti e, soprattutto, le diverse coppie nate e sposate in oratorio (fra le quali io e Paola); diverse coppie tuttora collaborano alla vita parrocchiale.
Ricordo anche l’attenzione e la delicatezza nel “far crescere” seminaristi prima e vicari poi.
Don Piero è sempre stato sinonimo di accoglienza; fra tutti ricordo Michele, giovane insegnante di educazione fisica che da Palermo si era spostato a Casalmaggiore (1986) per una supplenza di poche ore settimanali. Giunto con il treno, una valigia e la prospettiva di un magro stipendio, si era presentato in canonica e immediatamente era stato accolto da Don Piero che subito lo aveva presentato a noi ragazzi. Veramente segno dal Cielo, successivamente Michele aveva ottenuto l’incarico a Mozzanica con Don Piero Parroco e tuttora la nostra famiglia è in contatto con la sua e, nonostante il suo ritorno a Palermo, non appena è possibile ci si ritrova.
Dopo il trasferimento da San Leonardo a Mozzanica, abbiamo continuato per anni a frequentare Don Piero, apprezzando ogni volta l’imperdibile sosta alla pasticceria “Il Borgo” (altro segno dal Cielo?) e l’immancabile invito a fermarsi in canonica per la cena.
Resterà vivo per sempre il ricordo dei suoi «Grazie» e «Dio te ne renderà merito».
Resta viva la sua presenza nella “Comunione dei Santi”, certamente dal Paradiso intercede costantemente per noi, come costantemente ha pregato qua sulla terra.
A Dio piacendo, ci verrà incontro in Paradiso con il sorriso e il dolcissimo «Faccio due chiccolini?».
di Gianclaudio Aroldi
(Sarebbe opportuno corredare questo articolo con una memoria fotografica di Don Piero, al momento indisponibile negli archivi parrocchiali. Chiunque desiderasse condividere un’immagine del sacerdote, o più foto ricordo di quei momenti, è pregato di contattare don Claudio. Grazie mille della collaborazione).