“Giubileo” è il nome di un anno particolare. Ne ritroviamo una prima idea nella Bibbia: doveva essere convocato ogni 50 anni, poiché era l’an-no ‘in più’, da vivere ogni sette settimane di an-ni.
Anche se difficile da realizzare, era proposto co-me l’occasione nella quale ristabilire il corretto rapporto nei confronti di Dio, tra le persone e con la creazione, e comportava la remissione dei debiti, la restituzione dei terreni alienati e il riposo della terra.
Citando il profeta Isaia, il vangelo secondo Luca descrive in questo modo anche la missione di Gesù: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Queste parole di Gesù sono diventate anche azioni di liberazione e di conversione nella quotidianità dei suoi incontri e delle sue relazioni.
Papa Bonifacio VIII nel 1300 ha indetto il primo Giubileo, chiamato anche “Anno Santo”, perché è un tempo nel quale si sperimenta che la santità di Dio ci trasforma. La cadenza è cambiata nel tempo: all’inizio era ogni 100 anni; successivamente ridotta a 50 anni quindi a 25. Vi sono anche anni santi ‘straordinari’: l’ultimo è stato voluto nel 2015 da papa Francesco ha indetto l’Anno della Misericordia. Diverso è stato anche il modo di celebrare tale anno: all’origine coincideva con la visita alle Basiliche romane di S. Pietro e di S. Paolo, quindi con il pellegrinaggio; successivamente si sono aggiunti altri segni, come quello della Porta Santa. Partecipando all’Anno Santo si può accogliere il dono dell’indulgenza plenaria.
Gli elementi costitutivi di un Giubileo sono: il pellegrinaggio, la porta santa, la professione di fede, la carità, la riconciliazione, l’indulgenza, la preghiera.
Pellegrinaggio
Il giubileo chiede di mettersi in cammino e di superare alcuni confini. Abramo, nella Bibbia, è descritto così, come una persona in cammino: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre”, con queste parole incomincia la sua avventura, che termina nella Terra Promessa. Anche il ministero di Gesù si identifica con un viaggio a partire dalla Galilea verso la Città Santa: “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”.
Lui stesso chiama i discepoli a percorrere questa strada e ancora oggi i cristiani sono coloro che lo seguono e si mettono alla sua sequela.
Il pellegrinaggio è un’esperienza di conversione, di cambiamento della propria esistenza per orientarla verso la santità di Dio. Con essa, si fa propria anche l’esperienza di quella parte di umanità che, per vari motivi, è costretta a mettersi in viaggio per cercare un mondo migliore per sé e per la propria famiglia.
Porta Santa
Dal punto di vista simbolico, la Porta Santa assume un significato particolare: è il segno più caratteristico, perché la meta è poterla varcare. La sua apertura da parte del Papa costituisce l’inizio ufficiale dell’Anno Santo.
Nel passare questa soglia, il pellegrino si ricorda del testo del capitolo 10 del vangelo secondo Giovanni: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.
Il gesto esprime la decisione di seguire e di lasciarsi guidare da Gesù, che è il Buon Pastore.
Del resto, la porta è anche passaggio che introduce all’interno di una chiesa, segno della
comunione che lega ogni credente a Cri-sto: è il luogo dell’incontro e del dialogo, della riconciliazione e della pace che attende la visita di ogni pellegrino, lo spazio della Chiesa come comunità dei fedeli.
Professione di fede
La professione di fede, chiamata anche “simbolo”, è un segno di riconoscimento proprio dei battezzati; vi si esprime il contenuto centrale della fede e si raccolgono sinteticamente le principali verità che un credente accetta e testimonia nel giorno del proprio battesimo e condivide con tutta la comunità cristiana per il resto della sua vita.
“Se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza”. Questo testo di S. Paolo sottolinea come la proclamazione del mistero della fede richieda una conversione profonda non solo nelle proprie parole, ma anche e soprattutto nella propria visione di Dio, di se stessi e del mondo.
Carità
La carità costituisce una caratteristica principale della vita cristiana.
Il pellegrinaggio e la celebrazione dell’indulgenza giubilare ricevono il senso ultimo e l’efficacia reale dalla vita di carità.
La carità, infatti, è il segno preminente della fede cristiana e sua forma specifica di credibilità. Nel contesto del Giubileo non sarà da dimenticare l’invito dell’apostolo Pietro: “Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati”.
Secondo l’evangelista Giovanni, l’amore verso il prossimo, che non viene dall’uomo, ma da Dio, permetterà di riconoscere i veri discepoli di Cristo. Risulta, quindi, evidente che nessun credente può affermare di credere se poi non ama e, viceversa, non può dire di amare se non crede.
Anche l’apostolo Paolo ribadisce che la fede e l’amore costituiscono identità del cristiano; l’amore è ciò che genera perfezione, la fede ciò che permette all’amore di essere tale. La carità, dunque, ha un suo spazio peculiare nella vita di fede; alla luce dell’Anno Santo, inoltre, la testimonianza cristiana deve essere ribadita come forma maggiormente espressiva di conversione.
Riconciliazione
Il Giubileo è un segno di riconciliazione, perché apre un «tempo favorevole» per la propria con-versione. Si mette Dio al centro della propria esistenza, muovendosi verso di Lui e riconoscendone il primato.
Anche il richiamo al ripristino della giustizia sociale e al rispetto per la terra, nella Bibbia, nasce da una esigenza teologica: se Dio è il creatore dell’universo, gli si deve riconoscere priorità rispetto ad ogni realtà e rispetto agli interessi di parte. È Lui che rende santo questo anno, donando la propria santità.
La misericordia che Dio ci usa non è contraria alla giustizia ma esprime il suo comportamento verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere. Questa giustizia di Dio è la misericordia concessa a tutti come grazia in forza della morte e risurrezione di Gesù Cristo. La Croce di Cristo, dunque, è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo, perché ci offre la certezza dell’amore e della vita nuova”.
Concretamente, si tratta di vivere il sacramento della riconciliazione, di approfittare di questo tempo per riscoprire il valore della confessione e ricevere personalmente la parola del perdono di Dio.
Indulgenza Giubilare
L’indulgenza è manifestazione concreta della misericordia di Dio, che supera i confini della giustizia umana e li trasforma. Questo tesoro di grazia si è fatto storia in Gesù e nei santi: guardando a questi esempi, e vivendo in comunione con loro, si rafforza e diviene certezza la speranza del perdono indispensabile per il proprio cammino di santità. L’indulgenza permette di liberare il proprio cuore dal peso del peccato, perché la riparazione dovuta sia data in piena libertà.
Concretamente, questa esperienza di misericordia passa attraverso alcune azioni spirituali che vengono indicate dal Papa.
Chi, per malattia o altro, non può farsi pellegrino è comunque invitato a prendere parte al movimento spirituale che accompagna quest’Anno, offrendo la propria sofferenza e la propria vita quotidiana e partecipando alla celebrazione eucaristica.
Preghiera
Vi sono molti modi e molte ragioni per pregare; alla base vi è sempre il desiderio di aprirsi alla presenza di Dio e alla sua offerta di amore. La comunità cristiana si sente chiamata e sa che può rivolgersi al Padre solo perché ha ricevuto lo Spirito del Figlio. Ed è, infatti, Gesù ad aver affidato ai suoi discepoli la preghiera del Padre Nostro. La tradizione cristiana offre altri testi, come l’Ave Maria, che aiutano a trovare le parole per rivolgersi a Dio: È attraverso una tra-smissione vivente, la Tradizione, che, nella Chiesa, lo Spirito Santo insegna ai figli di Dio a pregare.
I momenti di orazione compiuti durante il viaggio mostrano che il pellegrino ha le vie di Dio “nel suo cuore”. Anche a questo tipo di ristoro servono le soste e le varie tappe, spesso fissate attorno ad edicole, santuari, o altri luoghi particolarmente ricchi dal punto di vista del significato spirituale, dove ci si accorge che – prima e accanto – altri pellegrini sono passati e che cammini di santità hanno percorso quelle stesse strade.
La bolla pontificia con quale è stato indetto il Giubileo 2025 ha per titolo le parole di S. Paolo: “Spes non confundit”, cioè “la speranza non delude”. “Tutti sperano”, scrive il papa. “Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. Possa il Giubileo essere per tutti occasione per rianimare la speranza… Per tutti, possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, porta di salvezza; con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre ovunque e a tutti, quale nostra speranza”.
PER LE NOSTRE COMUNITÀ
In linea con la natura del Giubileo il nostro parroco don Claudio ci ha indicato, appena prima di Natale, “sei prospettive sulle quali lavorare” in questo anno di grazia:
- Incontrare il Signore, fonte della nostra speranza, nella preghiera personale e comunitaria, nella celebrazione eucaristica (la Messa!) e nell’attenzione amorevole verso gli altri.
- Favorire le nascite: il giubilo è dimensione tipica dei bambini, scrive sant’Agostino, perché essi sono carichi di vita, di futuro, di fantasia.
- Impegnarsi ad essere cristiani giubilanti, ossia capaci di portare in sé Cristo nostra festa e profumare di festa le relazioni.
- Guardare con simpatia la vita e le persone con cui condividiamo i nostri spazi.
- Puntare sul perdono e sulla ricerca della giustizia.
- Costruire comunità parrocchiali che si impegnino a superare l’autoreferenzialità e il proprio tornaconto al fine di far emergere la Chiesa di Cristo.
Prendere in considerazione anche una sola di queste prospettive, ci permetterà di diventare, come ci esorta il Papa, pellegrini di speranza.
CHIESE GIUBILARI NELLA NOSTRA DIOCESI DI CREMONA
Nella nostra Diocesi sono quattro i luoghi dove ogni cristiano può andare pellegrino per accogliere il dono dell’indulgenza giubilare:
la cattedrale di S. Maria Assunta Cremona
il santuario di S. Maria del Fonte Caravaggio
il santuario B. Vergine della Misericordia Castelleone
il santuario B. Vergine della Fontana Casalmaggiore
Si sta valutando l’opportunità di una celebrazione comunitaria del Giubileo per le parrocchie della nostra Zona pastorale (Oglio-Po), al santuario della Fontana, nel pomeriggio di una domenica nella tarda primavera.
Le modalità di questo pellegrinaggio zonale verranno comunicate non appena saranno definite.