Anche quest’anno si è concluso il Triduo Pasquale, uno dei periodi più importanti dell’anno Liturgico. Di seguito si riportano le riflessioni di Don Claudio Rubagotti e Don Arrigo Duranti che ci hanno accompagnato dal Giovedì Santo fino alla Domenica di Pasqua.
La riflessione di Don Claudio Rubagotti sul Giovedì Santo: “La fede cristiana è diversa, perché non chiede che gli altri mi lavino i piedi, ma io mi pongo come colui che lava. Ci fa chiedere cosa facciamo noi per gli altri”
“La Pasqua inizia da questa sera. E’ bello essere qui tutti insieme ed è molto bello vedere qui tra voi diverse generazioni. Il rito è proprio questo: qualcosa che parla al bambino e all’anziano e tutti percepiscono qualche cosa, senza la pretesa di capire tutto. Abbiamo ascoltato tre letture molto belle: la prima ci parla di quando il popolo ebraico vuole scappare dall’Egitto. Da questo racconto traiamo un grande insegnamento: la fretta, nella vita, ci porta a non comprendere quello che stiamo facendo. Non solo: il Signore dice ai suoi uomini che passeranno, anzi, meglio, lui passerà, riconoscendo le case dal sangue dell’agnello sulle porte. Mentre l’angelo dell’Esodo uccide, domani contempliamo invece Colui che sarà l’ucciso. La seconda lettura ci dice ciò che Paolo ha ricevuto. Cosa ha ricevuto San Paolo? Attraverso il segno del pane e il segno del calice, consegna sé stesso e lui trasmette ciò che ha imparato a noi. L’umanità ha un futuro quando è aperta alla novità e al contempo è in grado di tramandare di generazione in generazione. Infine, abbiamo il Vangelo. Giovanni non parla dell’Ultima Cena, ma della lavanda dei piedi. Perché Gesù lava i piedi dei suoi apostoli, nonostante lui sappia che tra poco muore? Lui decide di dare un esempio che nessuno può mettere in discussione: non ci sono commenti, non c’è teoria. La fede cristiana è diversa, perché non chiede che gli altri mi lavino i piedi, ma io mi pongo come colui che lava. Ci fa chiedere cosa facciamo noi per gli altri. Anche perché nessuno vuole lavare i piedi. Il cristianesimo non mi deve piacere, ma se io ci credo è quello che mi cambia la vita. Seguire l’esempio di Gesù significa seguire la strada della salvezza. L’altro elemento importante è che noi laviamo i piedi perché Egli si dona alla nostra esistenza, attraverso l’Eucarestia. Senza Cristo, il nostro dedicarci agli altri diventa pesante e rischiamo di non averne più voglia. Se ci pensiamo, la nostra vita inizia e finisce attraverso altri. Il terzo elemento è l’elemento che ci suggerisce che noi trasmettiamo ciò che abbiamo ricevuto. E, ripeto, noi dovremmo imparare tutti dall’insegnamento di Gesù.”
Le parole di Don Arrigo Duranti durante la Via Crucis: “Tra le consolazioni più grandi, abbiamo quella che Gesù, attraverso la risurrezione, vive accanto a noi”
“La morte non ha l’ultima parola. Ce lo dice la Via Crucis, ce lo dice la storia di Gesù. Tra le consolazioni più grandi, abbiamo quella che Gesù, attraverso la risurrezione, vive accanto a noi. La gioia e la potenza che un bruco che ha per diventare farfalla è l’immagine della potenza della risurrezione. Tante volte facciamo fatica a credere a questa vita eterna, che è la vita in Gesù. Noi, però, possiamo anche cogliere che attraverso la sofferenza possiamo vivere con amore e raggiungere il Signore Gesù che risorge per noi. Il Venerdì Santo è l’unico giorno in cui non si celebrano messe, perché il silenzio per la morte di Gesù fa da padrone.”
L’omelia di Don Claudio Rubagotti durante il Venerdì Santo: “Il Signore ha assunto su di sé tutto il male della storia, per essere il presente al male del nostro tempo”
“La Passione che abbiamo letto oggi ci presenta tanti personaggi: Pietro che si fa intimorire da una ragazzina, i corregionali del Maestro che diventano filoromani pur di mettere a morte un personaggio così scomodo come Gesù. Anche i nemici si alleano quando c’è da eliminare il bene. Questo Gesù si manifesta in tutta la sua grandezza. I soldati lo percuotono, ma Lui ha la libertà di chiedere dove stia sbagliando. Egli che, come una donna che partorisce, scaturisce sangue e acqua. Mi ha colpito molto un’affermazione del patriarca Pizzaballa. Lui dice che Gesù non è la risposta, Gesù è la presenza. Tante volte noi vorremo la risposta a tante domande. La croce che dà così fastidio, così politicamente scorretta, è la presenza del male. Il Signore ha assunto su di sé tutto il male della storia, per essere il presente al male del nostro tempo, anche al male del nostro tempo. Essere presente al male che facciamo e subiamo. Sta a noi, onestamente, chiederci se questa presenza è un qualcosa che mi basta e se è significativa per affrontare tutta la nostra vita.”
Il pensiero sul Sabato Santo di Don Claudio Rubagotti: “Non ascoltiamo la nostra paura, non perdiamoci i colori della vita, non perdiamoci questo appuntamento con Colui che ci dona la vita”
“Parto da un qualcosa che abbiamo notato tutti, il passaggio dal buio alla luce. Quando siamo al buio, noi non ci possiamo mai fermare a quello che a primo impatto vediamo. Tutte queste letture, una dopo l’altra, mi ricordano un parto. Ed effettivamente, tutto questo è un parto. La liturgia della Pasqua è Cristo che risorge, è il parto dell’esistenza, il passaggio dalla morte alla vita. Attraverso il Battesimo, noi siamo entrati in una grande storia, una di quelle che resistono a tutte le mode. Soprattutto, questa è una storia a colori: c’è la morte, l’angoscia, ma anche la passione, la vita. Il Vangelo di oggi ci dice che il Signore è un appuntamento. E’ bello pensare che sia proprio così: un appuntamento che riesce a cambiare tutto lo squallore della giornata. La storia a colori, di vita, può essere abbattuta dalla paura degli uomini, che toglie energia a tutto questo. Non ascoltiamo la nostra paura, non perdiamoci i colori della vita, non perdiamoci questo appuntamento con Colui che ci dona la vita. Quante notti attraverseranno la nostra vita: noi non siamo da soli, perché Cristo è la nostra luce.”
Don Arrigo Duranti la Domenica di Pasqua: “La Pasqua dei discepoli ci sfida a custodire gli ultimi legami, ci suggerisce di incontrare quelli che se ne sono andati e ci incoraggia alla fiducia che ci sono tanti discepoli amati che possono stupirsi e interrogarsi di fronte all’annuncio inedito della risurrezione di Gesù”
“Il miracolo della Pasqua, il miracolo del primo giorno della settimana riguarda soprattutto i discepoli. E, infatti, quando leggiamo il racconto del mattino di Pasqua nella pagina del vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato, ma anche tra le pagine degli altri vangeli, ci accorgiamo che Gesù non c’è. Non è dove dovrebbe essere. Non è nella tomba che è stata preparata per lui. Non è tra le bende in cui è stato avvolto il suo corpo morto. Gesù non c’è. Non è dove ci si aspettava che fosse. Ed è proprio questa assenza inaspettata, è l’assenza constatata da Maria di Magdala, da Pietro e dal discepolo amato, è questa assenza, inaspettata e imprevista, a custodire la sorpresa della Pasqua: il morto che non è nella sua tomba, Gesù che non è dove lo si cercava, Gesù che non è dove si pensava che fosse. Così, il grande annuncio che la celebrazione della Pasqua custodisce e rinnova, l’annuncio che Cristo è risorto ci dice che noi non siamo quelli che cercano un morto, ma quelli che hanno la possibilità di incontrare colui che è vivo. E allora, noi stamattina potremmo lasciarci guidare, potremmo lasciarci accompagnare dalla ricerca dei discepoli, che è la ricerca di un corpo assente che ha agitato l’alba del primo giorno della settimana. I protagonisti del mattino di Pasqua sono loro, sono i discepoli. Gesù – stando alla memoria del vangelo – Gesù si farà vedere dopo. E sono i discepoli del mattino di Pasqua, allora, che stamattina ci rassicurano, ci incoraggiano, ci sfidano. Gesù non c’è. Però, c’è Maria di Magdala, che va alla tomba e la trova vuota. Maria di Magdala che si tiene stretto l’ultimo legame che le rimane con il Signore Gesù. Un corpo e una tomba di cui prendersi cura. Il ricordo di quello che è stato. Ma è proprio quel legame, quell’ultimo ostinato legame che rende possibile la sorpresa. E se è vero che Maria di Magdala reagisce con la sua conclusione affrettata – Hanno portato via il Signore dal sepolcro! – che la costringe anche a confessare che non sappiamo dove lo hanno posto, ecco che, però, per la sua domanda, Maria di Magdala chiede l’aiuto della fraternità. Va da Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava. E condivide la sorpresa che è il frutto dell’ultimo legame possibile con Gesù. Ed è proprio la sorpresa, inattesa e condivisa, che comincia a far rivivere la comunità dei discepoli. Intorno alla tomba vuota di un morto che è vivo, risorge la comunità dei discepoli. Che è sempre quello che è. Perché è abitata dai discepoli che se ne sono andati, comprende quelli che hanno rinnegato, non esclude quelli che non capiscono. E, infatti, all’incontro che fa credere, i discepoli ci arrivano con i loro dubbi e le loro incomprensioni, forse ci arrivano proprio attraverso i loro dubbi e le loro incomprensioni. Cercano Gesù dove si aspettavano che fosse. E lo trovano perché non è più lì. È il grande miracolo della Pasqua. È il miracolo – che si ripete – nel primo giorno della settimana. Per noi che mangiamo e beviamo con il Risorto. E che dalla Pasqua di Gesù e dei suoi discepoli riceviamo anche la vocazione di essere testimoni prescelti, come diceva l’apostolo Pietro nella prima lettura, noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E, allora, la Pasqua dei discepoli ci sfida. Perché ci assegna un compito e ci consegna uno stile per essere testimoni. E lo stile è ancora quello del racconto del vangelo. La vocazione si ispira al racconto del primo mattino di Pasqua. Che ci sfida a custodire gli ultimi legami, ci suggerisce di incontrare quelli che se ne sono andati, e ci incoraggia alla fiducia che ci sono tanti discepoli amati che possono stupirsi e interrogarsi di fronte all’annuncio inedito della risurrezione di Gesù. Ecco. Gli ultimi legami da apprezzare, i passi interrotti da riprendere, i discepoli amati da incontrare sono il nostro compito. Ma sono anche il luogo della Pasqua, dove possiamo cercare e trovare il Signore, risorto e vivo.”