Divinamente Umano
Tra i viaggi affrontati nella mia vita, un posto particolare lo occupa l’Etiopia che visitai nei giorni del Natale Copto Ortodosso: i suoi paesaggi caleidoscopici, le popolazioni fortemente connotate, l’architettura di castelli e chiese rupestri. Vi furono dei momenti in cui ho sentito di avervi da sempre abitato o, comunque, di provenire da quella Terra. Una condizione unica la respirai ad Axum, nota alle cronache di fine secondo millennio quando fu restituito l’obelisco che Benito Mussolini aveva portato a Roma e, allora, innalzato davanti al circo Massimo. In Etiopia lo chiamano ora obelisco “Roma” ed è una star soprattutto per gli Italiani i quali quando era nella loro Patria lo ignoravano ed ora, qui nella sua terra, sono ammaliati dalla sua maestosità e bellezza. Tornando ad Axum questa città è diventata parte della mia storia per la presenza in essa dell’Arca dell’Alleanza (cfr. Bibbia e Indiana Jones) . I cristiani copti sono sicuri che si trovi in Etiopia da tremila anni, quando fu portata da Gerusalemme da Menelik, figlio di Salomone e della Regina di Saba. Ora è custodita a vista in una chiesa collocata accanto alla cattedrale di Nostra Signora di Sion di Axum dove, tranne l’Addetto al culto, nessuno si può avvicinare vista la sua sacralità e la sua capacità devastatrice. Chi mi sta leggendo dirà: “ma questo che razza di pensiero natalizio è, si tratta piuttosto di uno spot pubblicitario”? Mo arrivo! L’Arca dell’Alleanza mi richiama in primis al fatto che con il suo Natale Gesù, il Dio con noi (l’Emmanuele), rende ogni credente portatore della sua potenza. Egli ci rende figli di Dio, portatori della sua luce, discepoli nel guardare con i suoi occhi la vita e l’uomo perché, attingendo da don Primo Mazzolari nella Missione a Milano del 19 Novembre 1957, il Signore vi ha preso stanza. Non ha preso una stanza nel bosco, in un tramonto, nelle luci meravigliose della vita della natura, ha preso stanza in questo tabernacolo che è l’uomo. Il Natale è il potere di “Amare l’inamabile”. Non è, quindi, una storia di evasione dal mondo ma di abitazione: la mia presenza cambia questa storia, fossero anche i cinquanta metri intorno a me. E’ importante che io sia qui! La seconda considerazione, provocata dall’Arca dell’Alleanza, è che faccio parte di una grande storia. Di più: della storia della Salvezza, come esplicitano gli evangelisti Matteo e Luca nella genealogia di Gesù collocata all’inizio del loro Vangelo. Sono convinto che in un tempo come il nostro, complice una sempre più invadente e imposta tecnologia, è necessario e urgente emancipare il nostro presente dal solo, isolato, drammatico presente. Io ho un passato e appartengo ad un passato che non si riduce a me; guardo ad un futuro e mi apro al futuro. E’ guardando al futuro, carico delle cicatrici del passato, che rendo il mio presente umano e tollerabile. Nel Natale il mio presente è annodato all’Eterno. Il terzo e ultimo pensiero lo attingo dalla considerazione che ne ha fatta di strada la presunta Arca dell’Alleanza custodita ad Axum. Ecco: la strada conduce alla meta. Il Natale del Signore dice alla mia esistenza che essa ha una meta. Una meta che pur superandola è raggiungibile solo percorrendo ciascuno il suo piccolo tratto, fosse anche il più insignificante agli altri. E’ questo sguardo che mi muove ad impegnarmi nella vita, ad elaborare delle scelte, a non soccombere ai fallimenti e a non “tripparmi” nei successi. E’ il Natale del Signore! Non è magico, non è artificiale, è divinamente umano. Concludo con una richiesta “terra terra” per il Nuovo Anno 2024: O Dio, insegnaci buon senso e saggezza, perché non diventiamo duri per malizia, fiacchi per pigrizia, ignoranti per negligenza.
Anche a nome di don Angelo, don Cesare e don Arrigo un Santo Natale a tutti
Il parroco don Claudio