Domenica 4 Giugno, alle ore 10:00, si è tenuta in duomo la S. Messa per celebrare il sessant’esimo anniversario di sacerdozio di Don Angelo Bravi. Qui di seguito riportiamo le parole di ringraziamento di Don Arrigo Duranti, Don Claudio Rubagotti ed infine le parole dello stesso Don Angelo Bravi.
Le parole di Don Arrigo Duranti: “Grazie perché anche dopo sessant’anni non hai mai perso la gioia di sentirti chiamato ogni giorno e ci sproni ad andare avanti con grande coraggio”
“In questi giorni di preparazione e un po’ di preoccupazione condivisa, ci siamo impegnati ad organizzare le cose per bene e così questa grande festa assume per noi tutti l’opportunità di ringraziarti per quello che fai ma soprattutto per quello che sei. La tua testimonianza passa nelle piccole cose: quando vediamo la tua piccola Ford parcheggiata sappiamo che ci sei e siamo tutti più sicuri. Sotto tanti punti di vista ci ricordi l’importanza del vivere cristiano, perché credi in quella missione che si fa servizio a Dio. Quindi, grazie! Grazie perché riproponi la bellezza e la fatica di un “sì”, maturato nel seno delle comunità cristiane in cui sei stato e che si incarna nella fede semplice e pura. Grazie perché, come dice spesso Don Claudio, anche questa parrocchia ha il suo nonno, nel senso che non ci fai sentire soli, anzi ci accompagni sempre, con semplicità. Mi sento di dire che tutti respiriamo aria di paternità. Grazie perché anche dopo sessant’anni non hai mai perso la gioia di sentirti chiamato ogni giorno e ci sproni ad andare avanti con grande coraggio. Caro Don Angelo, in questo giorni abbiamo assicurato la preghiera e l’abbiamo intensificata nelle nostre Comunità, ti chiediamo una preghiera speciale e ci auguriamo che tu possa esserci sempre come ci sei stato in questi anni. Ad multos annos.”
Le parole di Don Claudio Rubagotti: “Don Angelo vive la dimensione del prete in mezzo alle sue comunità, sempre in mezzo al territorio, ad una città come Casalmaggiore. Lui è una presenza significativa ed un punto di riferimento per tutti noi”
“Il termine “Parrocchia” è stato coniato attorno al IV secolo d.C. ed ha il significato di “casa delle case”. Ecco, io credo che Don Angelo rappresenti bene la figura della parrocchia, perché quest’ultima è fatta di uomini. Don Angelo la rappresenta molto bene perché è uomo e prete ed è costantemente presente sul territorio: prima della Messa, per il S. Rosario, per la visita agli ammalati, per i colloqui. Spesso, infatti, dico: “Cambiano i parroci, cambiano i vicari, ma Don Angelo resta”. E questo è bellissimo, perché ci indica anche come l’essere non è legato tanto all’uomo, ma anche al modo in cui viviamo e Don Angelo vive la dimensione del prete in mezzo alle sue comunità, sempre in mezzo al territorio, ad una città come Casalmaggiore. Lui è una presenza significativa ed un punto di riferimento per tutti noi. Non essendo lui estraneo, diventa complice di questa realtà. Volevo ringraziarti perché tu continui a studiare, perché sei un uomo molto avanti e aggiornato su quello che succede nel mondo. Sei un uomo che non smette di amare e sei un uomo che non smette di essere prete. Grazie.”
Le parole finali di Don Angelo: “E se oggi sono qui, non è perché sono stato bravo ma perché il Signore è stato misericordioso con me. Per questo lo ringrazio e canterò per sempre l’amore misericordioso che ho per Dio”
“E sono passati sessant’anni in fretta, molto in fretta. Naturalmente ho avuto anche io dubbi e difficolta, ma ho sempre sperimentato che il Signore, non mi ha abbandonato mai e mi ha sempre consolato, perdonato e accompagnato. E se oggi sono qui, non è perché sono stato bravo ma perché il Signore è stato misericordioso con me. Per questo lo ringrazio e canterò per sempre l’amore misericordioso che ho per Dio. Ho anche delle persone da dover ringraziare, cominciando dai miei genitori, per la loro devozione e fiducia totale nella misericordia di Dio. Loro mi hanno trasmesso la fede. Ringrazio, a tal proposito, il parroco di quando ero bambino che ha contribuito a far scoccare la scintilla. Di grande aiuto è stato anche il clima che si respirava nel dopoguerra, in quanto la vita, praticamente, ruotava attorno alla Chiesa. Ordinato sacerdote l’8 giugno 1963, dopo qualche mese sono diventato il vicario di Castelverde e lì ho visto per la prima volta un oratorio vivace ed organizzato. A Cappella non esisteva un oratorio, ma i giovani andavano alla casa del parroco, le ragazze, invece, andavano dalle suore. Il parroco di Castelverde era pignolo e rigido, ma mi ha insegnato i primi passi di una vita di sacerdozio in una comunità partecipe ed accogliente. La fede, lì, era ben radicata. Nella mia seconda parrocchia, a Casalmorano, ho vissuto gli anni del ’68, anni di contestazione in cui uno dei tanti slogan era “Cristo sì, la Chiesa no!” I giovani avevano tanta voglia di essere protagonisti dei dibattiti, tanto che l’incontro formativo in oratorio il sabato sera. La mia prima parrocchia come parroco è stata quella di Quattrocase, una piccola comunità, ma desiderosa di essere sempre più partecipi alla vita della parrocchia. Poi ci furono Villastrada e Cavallara, comunità tipiche delle nostre parrocchie mantovane. Scarsa partecipazione degli uomini, soprattutto influenzata dalla presenza delle partite che prevalevano sull’interesse per la parrocchia. Ed infine San Martino dell’Argine. Come accennato all’inizio, c’è la croce che il cristiano deve portare ogni giorno per essere discepolo di Gesù, ma sa anche che non è solo, perché c’è la forza di Dio. Da tutte queste comunità ho ricevuto tanto, ma tanto bene e a loro va tutta la mia gratitudine. Devo ringraziare voi, che mi avete accolto. Devo ringraziare tutti i parroci e i vicari che in questi anni ho visto susseguirsi, perché mi hanno voluto bene, considerandomi alla pari. Non posso certamente dimenticare i miei nipoti, che in tutti questi anni si sono presi cura di me. Ringrazio voi che siete venuti a festeggiare con me in questa S. Messa, quelli che l’anno preparata, il diacono Luigi, Papa Francesco che è sempre presente anche in questa occasione. Ecco vorrei concludere chiedendovi, se mai vi capitasse, un’Ave Maria ogni tanto, perché mi fareste tanto contento.”