Un anno dopo le liturgie della Santa Pasqua tornano a vivere con la presenza del pubblico nelle nostre parrocchie. Numerosa e sentita la partecipazione dei fedeli alle liturgie del Triduo Pasquale, grazie anche alla cura nella preparazione delle nostre chiese e nelle omelie dei nostri sacerdoti.
Giovedì Santo: il servizio e la carità cristiana
Il racconto della lavanda dei piedi di Gesù ai suoi discepoli è stato il gesto sul quale il parroco don Claudio Rubagotti, nella sua omelia, ha voluto riflettere sul senso del servizio e della carità cristiana: «La carità non è un optional, è teologica e dogmatica tanto quanto è dogmatico è affermazione di fede. Anatema sia appunto chi non riconosce questo: quando il prete consacra il pane e il vino lì c’è tutto Gesù. Così è eresia non parlare dell’amore perché questo ci viene da Cristo […]. Se la nostra esistenza non è più basata sulla l’amore, sulla comunione, sulla comprensione; se non facciamo di chi è fragile la misura dell’amore, di chi fa fatica a camminare il passo di tutti ma c’è un’intelligenza artificiale a decidere chi deve vivere e chi deve morire, capite che questa è una pagina totalmente diversa da quella che abbiamo proclamato noi, fratelli e sorelle. Che lo vogliamo o no siamo in questo tipo di mondo. Ed è per questo che abbiamo bisogno di quest’altro mondo che è Cristo! Dobbiamo affrontare questo mondo partendo da Cristo. Lui è la vita, lui è la forza, lui è la logica che riesce a sbaragliare questa mentalità. Non svendete la vostra testa ma tornate a Cristo per imparare da lui. E allora rinascerà la vita».
Venerdì Santo: nel giardino l’uomo ha perso e ritrova l’immagine di Dio vero
«Tre immagini vorrei condividere con voi stasera. La prima l’abbiamo colta almeno quattro volte in questa lettura: il giardino. E questo giardino ci rimanda ad un altro giardino, dove tutto ha inizio; nel termine originale significa infatti si chiama “paradiso”. Quel luogo nel quale tutto fu compromesso; dove la pretesa dell’uomo di essere Dio ha creato la frattura di cui portiamo ancora le conseguenze. Il giardino del tradimento, il giardino del nuovo tradimento da parte di Giuda e il giardino dell’attesa nell’entrata della terra da parte di Cristo. La seconda immagine è quando Gesù sulla croce dice “ho sete”; ci rimanda a quel dialogo, sempre nel Vangelo di Giovanni, tra Gesù e la Samaritana nella lei si stupisce come un uomo, per di più un giudeo, le chieda di dargli da bere. Gesù ha sete non dell’acqua, come appunto dirà alla samaritana, ma dell’amore. Ha sete della vita, ha sete di questo ritorno dell’uomo traditore nel giardino perché torni ad essere l’uomo del primitivo giardino. Anzi, ancora di più. L’ultima immagine non è per niente poetica, perché vogliamo immaginarci il dialogo tra Gesù sulla croce e Maria come appassionato e affettuoso. Invece è un linguaggio di grande distacco in Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio”. È un Gesù che non fa calcoli, diversamente da quello che dicevamo ieri, dove noi calcoliamo tutto in questa attuale situazione capace di renderci ancora più attaccati ai nostri interessi perché impauriti di perdere tutto, impauriti di morire. Questo Gesù, invece, non è attaccato a niente; neppure alla madre. E questo è meraviglioso: la sua vita è tutto un dono, è un amore estremo. Non ama per sé ma ama liberamente; ci ama e ci raggiunge. Allora è bello pensare proprio in questa notte, nella quale noi celebriamo questa Passione, questo giardino nel quale l’uomo conosciuto d’inverno, attraverso l’uomo fatto Dio, egli conosce la primavera: la Pasqua. Che sia vero che l’uomo e con quella pretesa di essere Dio ha compromesso l’equilibrio cosmico, per cui anche la natura è in attesa come una partoriente della novità di Cristo, in Cristo Dio si è fatto uomo per ridonarci l’immagine dell’uomo vero».
Sabato Santo: la luce della Risurrezione
Nella lunga veglia al sepolcro del Cristo morto e risorto, con la suggestiva liturgia cominciata nel buio della notte e illuminata dalle candele dei fedeli e poi dal tripudio delle nuove luci a led, il parroco ha voluto condividere un breve pensiero dopo le letture del Sabato Santo: «La Genesi ci parla di come l’uomo sia creato a immagine e somiglianza di Dio. E noi sappiamo come l’Antico Testamento, nella cultura ebraica, c’è un elemento categorico: non possiamo farci a immagine di Dio. Eppure la Bibbia stessa parla di questa immagine. Cos’è la Resurrezione? È ricondurre a quell’immagine il volto che l’uomo ha deturpato, sconvolto, sfigurato. Cristo risorto è l’immagine di Dio e anche l’immagine nostra». Durante la celebrazione si è ricordato l’anniversario della morte di don Alberto Franzini.
Domenica di Pasqua: l’attesa di vivere insieme la gioia di Cristo Risorto
Nella luce di Cristo risorto, durante la sua omelia di Pasqua, don Claudio ci ha aiutato a riflettere su alcuni aspetti: la corsa dei discepoli al sepolcro e gli elementi presenti al suo interno: «l’attesa dunque di aspettare il prossimo per vivere insieme l’esperienza comunitaria nella vita quotidiana; una vita abitata da Gesù che è farmaco per le nostre realtà umane pesanti e difficili».
Lunedì dell’Angelo: gratuità, comunità, speranza
A conclusione dei giorni pasquali, don Arrigo ha celebrato la Santa Messa dell’annuncio della Risurrezione da parte dell’angelo alle donne giunte al sepolcro: chiediamo al signore Gesù di vivere queste parole con profondità alla sua maniera e contemplando questo mistero della Risurrezione».
Ci faccia bene questa Pasqua per ricordarci che c’è futuro e salvezza anche per noi, per questo mondo, per questa storia.
Buona Pasqua da parte di Don Claudio, Don Arrigo, Don Angelo e Don Cesare.
di Redazione
Fotografie di San Leonardo: Daniele Raschi
Fotografie del Lunedì dell’Angelo: Simone Ingusci