La lettera degli auguri pasquali del parroco don Claudio Rubagotti: «È passato un anno dalla scorsa Pasqua, ma la situazione è cambiata di poco. In questo inferno viviamo la Pasqua quale discesa del Signore per ritrovare l’ascesa di questa nostra umanità».
Carissimi Parrocchiani,
Vi presento l’annunzio della Pasqua attraverso un articolo della nostra fede e una immagine che lo rappresenta. Vi chiedo la pazienza di percorrere questo breve tratto convinto che farà bene a tutti. Recita il Simbolo Apostolico: «Io credo in Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocefisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte, salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre Onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti». Sono colpito che l’antica professione di fede presenti questa discesa agli inferi quale azione salvifica di Cristo. La Chiesa ha reso plastica questa espressione con l’immagine di Gesù che scardina le porte dell’inferno e trae a se, prendendoli con vigore per mano, i progenitori Adamo ed Eva. Stupenda è la composizione pittorica realizzata nel XIV secolo a Costantinopoli, nella chiesa di San Salvatore in Chora. Qui Cristo non è rappresentato nell’atto di uscire trionfante dalla tomba – come nel capolavoro di Piero della Francesca a San Sepolcro – ma nell’atto di sprofondarla. Egli entra nel regno degli inferi per andare a cercare e liberare l’uomo dai lacci di morte che lo tengono in schiavitù. Scrive Efrem il Siro in uno dei suoi inni: «Tu sei disceso nell’Ade/per cercare la tua immagine inabissata;/come un povero ed un mortale/tu sei disceso/e hai scandagliato l’abisso dei morti./La tua misericordia è stata confortata/nel vedere Adamo ed Eva ricondotti all’ovile». Il termine greco con cui è denominato questo modulo iconografico è Anastasis, che significa “Colui che risorge e fa risorgere”. Il prefisso ana indica un movimento di salita, verso l’alto; cosa c’entra, allora, con questo concetto/immagine? La discesa agli inferi ci parla in realtà di una ascesa, di una risalita: discesa di Dio e l’ascesa dell’uomo. È passato un anno dalla scorsa Pasqua… ma la situazione è cambiata di poco. Soprattutto siamo tutti più stanchi, impauriti, esasperati e annientati in un non futuro. Viviamo da un anno abbondante in uno specie di inferno: perché l’uomo senza relazioni e senza prospettive che uomo è? In questo inferno viviamo la Pasqua quale discesa del Signore per ritrovare l’ascesa di questa nostra umanità. Una ascesa che l’uomo non può compiere da solo; l’alternativa può essere una umanità vaccinata ma disumanizzata.
A ciascuno una felice ascesa con Cristo, per vivere da uomini liberi. Già ora.
L’Abate Parroco
Rubagotti don Claudio