La Messa per il S. Natale è uno dei momenti più importanti del calendario liturgico. I fedeli si sono riuniti per celebrare il 25 dicembre: alcuni hanno scelto di assistere alla Messa di mezzanotte, altri a quella del mattino. Con grande gioia, il Duomo di S. Stefano ha registrato un grande afflusso di persone, nonostante i lavori che impediscono di utilizzare gran parte dello spazio della chiesa. Di seguito, le parole dei nostri preti durante le celebrazioni.
Le parole di Don Claudio Rubagotti durante la Messa di mezzanotte per il S. Natale: “Questo Dio si è fatto uomo per dirci che l’uomo è capace di Luce”
“Quello che accade è veramente importante e noi siamo chiamati a viverlo, facendo una scelta: è semplicemente una favola, oppure quello che accade cambia veramente la nostra vita? L’idea che fosse una favola, non è una cosa nuova: infatti, già nel II secolo, autori deridevano i cristiani perché secondo loro morivano per una “favola”. Se vogliamo, è vero, è una favola un po’ strana. Infatti, non ci sono castelli, non c’è magia: è tutto divinamente umano, tremendamente umano. Più che una favola, sembra un incubo per Maria. Eppure, da questa vicenda terribile, da questo incubo, nasce la speranza cristiana. Mi colpisce e mi commuove che Dio abbia deciso di entrare nella storia attraverso la storia dell’uomo, una storia di disagio: egli trasforma un fatto orribile, nella strada per stare in mezzo a noi. Ecco che quindi abbiamo un’altra immagine: un popolo che vagava nelle tenebre, deportato in Babilonia. La liturgia della Parola e tutta la S. Chiesa non ha paura di presentare la tenebra, perché fa parte del nostro vissuto. Un mondo che non mostra ai propri figli l’importanza delle scelte, dei sacrifici e la drammaticità della vita è un mondo omicida, oltreché suicida. Esiste la Luce, ma non siamo noi uomini, ma Dio fatto uomo, quel Gesù che è Dio. Ecco perché questa è la Messa di Mezzanotte: prima della Rivoluzione Francese, il giorno cominciava con la sera. Il computo antico faceva sì che il giorno terminasse alle sei di sera, in cui iniziava il giorno. Quindi, la notte faceva parte del giorno. “Mezzanotte” quindi, perché a metà tra un tempo e l’altro. Questa Messa, perciò, rientra in un linguaggio arcaico, di vecchie consuetudini. Secondo il computo antico, la notte fa parte ed è vinta dal giorno. Il Signore è vincitore del buio. Ecco, dunque, siamo qui riuniti per non negare più le tante notti che attraversano la nostra vita, notti sociali e individuali. Come credenti, dobbiamo pensare che la notte non è l’unica realtà esistente. Questo Dio si è fatto uomo per dirci che l’uomo è capace di Luce. Abbiamo bisogno di questa fiducia: l’uomo può essere artefice di un mondo migliore. Avrete notato il cantiere: questo ci rimanda al fatto che anche noi siamo tali. Anche noi uomini dobbiamo essere messi in sicurezza, ma non solamente a livello medico e fisico, ma anche di cosa a livello di cosa mi rende felice nella vita. Noi siamo chiamati ad essere un cantiere il cui modello è Colui che nasce per noi. Ogni cristiano è un cantiere in continua lavorazione. Lui fa di noi persone nuove. L’ultimo pensiero: è importante prendersi cura di noi stessi, ma è ancora più importante affrontare con uno sguardo alto tutti questi esami del sangue, che è il Signore. E’ lui che rende ragione alla mia vita, sano o malato che io sia. E’ necessario che nella nostra vita ci sia il Suo amore. Il Natale non è una favola, o semplicemente una cosa bella: il Natale è un patto d’amore.”
Le parole di Don Arrigo Duranti durante la Messa del giorno per il S. Natale: ” Il Figlio di Dio si è fatto uomo perché tutti i figli degli uomini si sentano ripetere la rivelazione di un segreto, di una vocazione, di una possibilità: quella di essere figli e figlie di Dio”
“Il Natale racconta che Dio si è fatto bambino. Il Natale ci stupisce così: il Salvatore promesso e mandato da Dio è un bambino. Troppo piccolo, direbbe qualcuno, per essere un Salvatore. Troppo fragile, troppo debole. Eppure, commuove e tocca il cuore. Il bambino, tra l’altro, ancora non parla, eppure parla al cuore, strappa un sorriso e sa farsi capire. Ecco: a Natale Dio è fragile, piccolo e senza parole come un bambino. Ed è proprio in questo modo che il Natale del Signore ci sfida. Oggi la fede inizia così: con un bambino che salva il mondo dall’illusione di credere che ci sia posto solo per chi è grande, solo per chi è forte, solo per chi ha diritto di parola. L’incredibile è che quel bambino è un figlio. Lo stesso che promettevano e sognavano le antiche profezie. Come ogni bambino, anche Gesù è un figlio, nato dalla Vergine Maria, da Giuseppe che gli dà un nome e lo rende parte della sua famiglia, ma anche di Israele, della sua storia e delle sue attese. Se ci pensiamo, però, Lui è anche figlio nostro, della nostra carne, storia e mondo. Il Natale ci consegna una parola di speranza, che ci consente di vincere la tentazione di uno sguardo rassegnato sulla nostra vita. Ed è lo stesso Natale che ci suggerisce che questa vita è desiderabile e che questo mondo è abitabile. Quel bambino, infatti, è, prima di tutto, Figlio di Dio. Il Figlio di Dio si è fatto uomo perché tutti i figli degli uomini si sentano ripetere la rivelazione di un segreto, di una vocazione, di una possibilità: quella di essere figli e figlie di Dio. La salvezza di Dio è il dono gratuito e immeritato di essere suoi figli. Non dimentichiamoci di essere figli perché, anche se la nostra epoca ci propone logiche individualistiche, dobbiamo pensare alla comunità cristiana sempre più imperfetta ma capace di custodire la fede e praticare quei gesti di sostegno alla Chiesa, cercando così di essere testimoni. Cerchiamo davvero di essere cristiani veri anche sostenendo il nostro Duomo, ci aspettavamo una risposta diversa al sostegno dei lavori ma nonostante questo non ci perdiamo d’animo; anzi, chiediamo l’intercessione di San Francesco, perché è grazie a lui che riecheggia in noi quel “Va’ e ripara la mia Chiesa che è in rovina”. Cerchiamo quindi, davvero, di sostenere il Duomo in questi tempi così difficili. Vi auguro, quindi, un buon Natale e che il Signore possa farvi riscoprire che ancora una volta possiamo dire e riconoscere che il Signore è con noi.”